SILVANO MARTINI
SOTTO IL LEONE
Ripubblicare oggi i romanzi di Silvano Martini è un atto necessario di resistenza
e rifondazione, non solo contro l’oblio ingiustamente riservato a un autore
troppo poco letto e riconosciuto in vita, ma anche contro le logiche imperanti
del mercato editoriale contemporaneo, pressoché dominato, in ambito letterario,
dal paradigma unico di una narratività tanto leggibile e vendibile quanto
spesso becera e facilona. Lontanissimi sono infatti i tempi di quel nouveau
roman da cui i testi martiniani prendevano le mosse, così come remoti sono gli
anni del romanzo sperimentale italiano e la fertile stagione editoriale sua coeva,
aperta a ricerca e avanguardia, campi ormai riservati, quando va bene, a micro-
ed eso- editoria. Rivolgersi a quei tempi e a quelle scritture deve dunque
avere una doppia, importante funzione: filologica – giammai nostalgicamente
celebrativa: lo stesso Martini, a ben vedere, fu escluso da quella bella stagione,
forse proprio per l’altissimo tasso di difficoltà e astrazione dei suoi testi,
divergenti rispetto alle modalità neo-avanguardistiche dell’epoca – e
idealmente fondativa, tesa a mostrare che un altro mondo (editoriale) e un’altra
scrittura sono possibili. Se il romanzo scriptible, per dirla con Roland Barthes,
è stato quasi del tutto surclassato dalla sua controparte lisible, per giunta
lungo un progressivo e generale svuotamento delle prerogative di ricchezza
e complessità che sono anche di quest’ultimo, spesso ridotto a una mera
caricatura delle sue potenzialità e naufragato dai lidi tempestosi della grande
narrazione sulle spiagge dorate dello storytelling, non resta, per il momento,
che guardare indietro per guardare avanti, come fa saggiamente l’Eremita
tarologico, il quale avanza procedendo di spalle rispetto alle altre carte del
mazzo, una lanterna a illuminare la strada già percorsa.
Sotto il leone viene ultimato da Martini sul finire
degli anni Sessanta, ma sarà destinato a vedere le
stampe solo nel 1993, dunque un anno dopo la
morte del suo autore, grazie alle Edizioni Anterem
(di cui il romanziere, ma anche poeta, drammaturgo
e grafico-pittore, era stato fondatore e assiduo
collaboratore), che già nel 1986 aveva pubblicato
Spartito per Clizia (in termini cronologici il secondo
romanzo martiniano, poi recentemente riproposto
in una nuova edizione).
[…]
Questa scrittura inedita, imperniata sul principio dell’addizione come
stasi, e che in gran parte Martini riproporrà nel gemello Spartito per Clizia pur
ripristinando lì l’uso del verbo, nasceva dall’esigenza di portare alle estreme
conseguenze la dissoluzione del genere “romanzo” inaugurata dall’école du
regard. Se i francesi, Alain Robbe-Grillet in testa, avevano avviato una
liquidazione delle principali categorie narrative tradizionali, non erano però
riusciti, secondo Martini, ad andare oltre l’oggettivazione, avendo mancato di
smantellare definitivamente capisaldi romanzeschi in apparenza ineliminabili
– trama, dialoghi, ricognizione psicologica dei personaggi – e avendo così
conseguito un esito parziale rispetto all’azzeramento di quella spinta dinamica
che è propria di ogni récit. Al contrario, Martini, del tutto disinteressato a
qualsiasi forma di finzionalità – o di creazione heterocosmica, per dirla con
Lubomír Doležel –, licenzia con Sotto il leone proprio un romanzo all’insegna
dell’assenza di ogni fondamentale costituente romanzesco: non solo del
verbo, e dunque dell’azione, ma anche, sul piano strutturale, di fabula e
messa in intreccio, che svaniscono dietro una costante decentralizzazione
disseminazione dei foci narrativi, del resto appena accennati e spenti
sul nascere dall’incessante ritorno del testo su sé stesso lungo un moto
regressivo e dispersivo di autofagia, in cui intere scene e sintagmi vengono
continuamente rimessi in circolo con alcune variazioni.
[dall’introduzione di Chiara Serani: «Tante cose intorno a una cosa»
Sotto il leone di Silvano Martini. Accompagnano il saggio tre immagini di opere
dello scultore Novello Finotti su gentile concessione dell’artista]
[dia•foria ringrazia le Edizioni Anterem e l’amico Ranieri Teti per aver reso possibile questo importante progetto di recupero. Come scrive il critico Rodolfo De Sanctis: «Esce per [dia•foria la riedizione di uno dei libri più fulgenti e radicali della letteratura sperimentale del XX sec.»
Silvano Martini – Sotto il leone
Formato: 16×16 cm
Pagine: 192
euro 18,00
a cura di Daniele Poletti
saggio critico: Chiara Serani
saggi storici: Gilberto Finzi
nota dell’autore: La fossilizzazione del linguaggio
[dia•foria, febbraio 2025
collana: floema – esplorazioni della parola
Silvano Martini (1923-1992), poeta, narratore, critico letterario e d’arte, ha fondato e diretto con Flavio Ermini la rivista di ricerca letteraria «Anterem».
Ha collaborato a quotidiani e riviste italiane e straniere. È compendiato in varie antologie. Ha pubblicato tre libri di poesia: Mareale (1985), Esecuzione
(1991), Coronaride (1992); due di prosa, Spartito per Clizia (1986) e Sotto il leone (1993); uno di estetica: Tre tempi per un cielo (1995); tutti con Anterem Edizioni. Ha scritto i testi teatrali Majakowskij e Kerouac e l’atto unico Planetario, più volte rappresentati. Ha svolto attività di ricerca nell’area grafico-pittorica.
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