*xilema
Parallelamente alla pubblicazione di autori contemporanei viventi, che a vario titolo rientrano nelle marginature esplose della “scrittura di ricerca”, procede su f l o e m a ( con denominazione *xilema) il percorso dedicato a poeti e scrittori che nel recente passato o nel passato remoto hanno dedicato la loro penna alla sperimentazione. Nella maggior parte dei casi questi autori vengono ricordati a mala pena, il mondo editoriale non ha interesse a stampare o ristampare libri che si prevedono già invenduti e le riflessioni critiche perciò latitano. Seppure il rischio di dispersione sia altissimo, la rete risulta oggi uno strumento privilegiato per il recupero di certe esperienze e scritture.
Dopo la pubblicazione di Lucio Saffaro, siamo lieti di ospitare su queste pagine un altro autore che necessita di essere riscoperto, ri-conosciuto: Gianni Toti (1924 -2007).
Il “progetto Toti” a cura di f l o e m a anticipa e vuole promuovere l’immane lavoro di digitalizzazione dell’intera opera di Gianni Toti, a cura della Casa Totiana di Roma. La Casa Totiana prevede, a partire dal 2014, la pubblicazione online dei materiali digitalizzati, suddivisi per sezioni, con possibilità di fare ricerca tra gli stessi, e il caricamento delle videopere di Gianni Toti, digitalizzate da Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia. Considerata l’operazione corposa e sostanziosa, gli apparati critici, testuali e didattici, che dovranno accompagnare i materiali, verranno piano piano in aggiunta. Riguardo le modalità di download dei materiali d’archivio, si stanno ancora vagliando le soluzioni più appropriate. Tutto questo lavoro troverà sistemazione nel sito www.planetoti.it (archivio online di Gianni Toti), ancora in costruzione, a cura di InOut Lab. Maggiori informazioni si trovano nel sito de La Casa Totiana www.lacasatotiana.it.
Gianni Toti ha lasciato un segno talmente forte nel campo della poesia elettronica (poetronica, nuovo linguaggio espressivo da lui stesso creato) e della video-arte, che oggi si sono quasi perse le tracce delle sue opere letterarie, soprattutto poetiche. In effetti Toti è una figura poliedrica, multidirezionale di inesausta curiosità: scrittore, artista, giornalista, traduttore, regista, ma prima di tutto poeta.
“Le vent se lève: il faut tenter de vivre” e abitare poeticamente la terra…
(Gianni Toti – “Re-video ergo zoom (o zaùm?)” – in cine ma video di S. Lischi)
L’approccio ontologico di Toti è scopertamente utopico, ma abitare poeticamente la terra… non era tanto per dire, a sostegno di questa utopia egli ha scritto centinaia di testi, in cui non solo c’è il tentativo di creare una neolingua (per una società che pensi in modo diverso), ma c’è una continua riflessione metapoetica che, nella modalità più scoperta, si ravvisa nell’uso strumentale del morfema poe- poem- poet-.
Per il trattamento sintomatico delle malattie da raffreddamento interiore
consigliamo qualcosa come confetti fluttuanti
inindamina mortamina ideanina ufaninar utopina etc.
decongestionano infatti il traffico dei sentimenti
costringono i vasi delle affettività dilatate
sopprimono gli oppressori ideologici privati
la poemalée le coloriti i musicolari ( dolori )
e fagocitano i tristociti le influenze delle stile
alterità
insomma si affrettino i disponibili a
lle poesìti alle allucescenze alle reinvisioni
la congestione reattiva è medicamentosa come
si dice con pochi concetti potrete fluttuanti
disintossicarvi dalle poetossine le liricitiche
smetterla con le algie artisticolari
(da “Compoetibilmente infungibile” – Lacaita, 1979)
Dopo le primissime raccolte, Che c’è di nuovo -Premio Prove città di Rapallo -1962 e L’uomo scritto -Sciascia – 1965, dove la materia poetica è per così dire ancora tradizionale, anche se sono già presenti tutti i temi e le ossessioni totiane, Gianni Toti inizia un percorso di pervertimento della lingua (a partire da Tre ucronie della coscienza infelice – I Centauri – 1970), che lo inserisce immediatamente nelle anse della sperimentazione linguistica, ma allo stesso tempo lo tiene distante dalle esperienze conclamate della neo-avanguardia. Uno dei motivi di questa disappartenenza, di questo cammino solitario (comune a pochi altri autori come Alberto Faietti o Augusto Blotto), è la direzione presa e intrapresa, totalmente inversa rispetto a quella dei colleghi dell’epoca: la scrittura di Toti esordisce nella tradizione per poi attestarsi nella vertigine dell’invenzione e della sperimentazione fino alle ultime raccolte, in modo oltranzista, ma diremmo connaturale alla volontà di trovare nuove vie di interpretazione e di suggerimento sulla lettura del mondo.
Non voglio prolungare oltre queste considerazioni perché il progetto che presentiamo è già ricco di contributi critici e creativi dedicati a Toti, che hanno bisogno di spazio e tempo per essere meditati; vorrei solo aggiungere che nei versi di Toti e nel ritmo ad essi impresso, quasi mai moderato, si intravede sempre il sorriso pacifico e divertito dell’autore, che attraverso il gioco ci vorrebbe portare nell’isola delle ucronie, per meglio riflettere sull’oggi e sul futuro remoto. Transmentalente, l’unicum della scrittura totiana trova a mio avviso il suo unico predecessore nel poeta barocco Ludovico Leporeo. (Daniele Poletti)
E’ stato possibile realizzare il “progetto Toti” grazie alla collaborazione e alla disponibilità di Pia Abelli Toti, Silvia Moretti e di tutta La Casa Totiana. Ringraziamo tutti gli autori che hanno donato il loro scritto per Toti; Maurizio Spatola anche per le scansioni delle due recensioni a firma di Adriano Spatola e per alcuni utili suggerimenti.
L’antologia poetica di Gianni Toti è costituita da testi tratti dalle seguenti raccolte:
– “L’uomo scritto” – Sciascia, 1965
– “TRE UCRONIE DELLA COSCIENZA INFELICE” – I Centauri, 1970
– “chiamiamola POEMETÀNOIA” – Carte Segrete, 1974
– “PER IL PAROLETARIATO O DELLA POESICIPAZIONE” – Umbria editrice, 1977
– “IL POESIMISTA” – Rebellato, 1978
– “COMPOETIBILMENTE INFUNGIBILE” – Lacaita, 1979
– “Racconti da palpebra” – Empirìa, 1989
– “POCO DOPO GLI ULTIMI TRE FEMTOSECONDI – El Bagatt, 1995
Gli autori che hanno contribuito con testi di critica o creativi alla compilazione dell’ebook sono, in ordine alfabetico: Paolo Albani, Daniele Bellomi, Enzo Campi, Marcello Carlino, Peter Carravetta, Biagio Cepollaro, Donato Di Stasi, Domenico Donaddio, Pier Luigi Ferro, Stefano Guglielmin, Raffaele Perrotta, Maurizio Spatola, Silvia Tripodi.
Tutti i materiali di cui sopra possono essere consultati su Biblioteca di f l o e m a o direttamente qui sotto attraverso la piattaforma ISSUU per la lettura di ebooks e documenti:
Per leggere i singoli interventi è invece possibile utilizzare i links sottostanti che rimandano alla pagina precisa della versione PDF:
– Paolo Albani – Rebus scriteriato (pag. 89)
– TOTILITÀ (pag. 142)
– Daniele Bellomi – una splendida porzione (pag. 125)
– Enzo Campi – deglouglougrammé (pag. 96)
– Marcello Carlino – Vetrinetta di “totismi” con didascalie (pag.106)
– Peter Carravetta – Gianni Toti o la poetica dell’epoca storta (pag. 119)
– Biagio Cepollaro – Un pensiero per Gianni Toti (pag. 133)
– Donato Di Stasi – Partitura critica pro Toti (pag. 91)
– Domenico Donaddio – (dis)integrazione verbale (pag. 100)
– Pier Luigi Ferro – ACROSTICHIASTICO PER TOTI (RISCRITTO) (pag.105)
– Stefano Guglielmin – L’ontologia dell’uomo post-serpentico totiano (pag. 128)
– Raffaele Perrotta – c’è da dividersi piú che solo in quattro….. (pag. 136)
– Maurizio Spatola – Se Gianni Toti incontrasse il signor Qfwfq (pag. 131)
– Silvia Tripodi – margini di manovra (pag. 116)
Colloquiale con Pia Abelli Toti
1) Gentile Pia Abelli Toti approfittiamo della pubblicazione su floema dell’approfondimento su Gianni Toti – che anticipa il vostro bellissimo progetto di digitalizzazione di tutta l’opera per farle alcune domande sulla Casa Totiana di Roma. Ci parli della nascita e dei progetti della Casa? Si tratta di una Fondazione?
Gianni Toti desiderava, pur lasciando trapelare qualche dubbio sulla possibilità che ciò avvenisse, che le sue opere fossero conservate, rese disponibili. Si trovarono poi dei foglietti scritti in momenti diversi, in cui venivano accennate disposizioni parziali per fondi da affidare a X o Y o Z. Sempre figure femminili le eventuali affidatarie. Finché fu in vita Marinka, a lei il tutto, con una frase breve, di sintesi massima. Poi, nei conversari, non amava intrattenersi sul dopo. Del resto io non avevo mai previsto di assumermi un simile compito, ma quando con il passare del tempo capii che il suo desiderio espresso-inespresso andava aiutato a sciogliersi, incominciai a pensare a una soluzione fattibile da entrambi, insieme, e già per noi in vita. Da qui l’idea di presentare una proposta al Comune di Roma. Pensavamo a una grande casa, che fosse ‘casa’ per noi due e luogo di incontro, laboratorio per gli altri, in cambio delle nostre due case. Non andò così. Gianni mancò all’improvviso. Intorno si respirava la ‘crisi’, almeno per me evidente e da tempo considerata inevitabile. Non una crisi transitoria, ma il grande cambiamento già in atto che incalzava e che non si voleva registrare, tanto meno che avvenisse. Tentai un bilancio complessivo delle forze disponibili in campo, delle mie in particolare, e scelsi di muovermi concretamente, in tempi rapidi. Fondamentale la presenza di Sandra Lischi e via via sempre in modo più organico l’apporto di una sua allieva, Silvia Moretti. Non mancarono l’approvazione e l’appoggio di molti amici di Gianni. Tenni serrato il trio di donne perchè speravo, e così avvenne, che fosse una condizione favorevole all’agire senza dispersioni, senza aggiunte di tensioni poco economiche. Questa scelta di tendenza si sta dimostrando ancora valida. Di quest’anno l’arrivo di Andrea Rényi, traduttrice ungherese, e di Mirjam Denes, anche lei ungherese, del paese di Marinka Dallos, laureanda in Storia dell’Arte. Con loro due siamo giunte a un ‘quintetto’. Così gli scritti indecifrabili del carteggio copioso di Marinka, che integrano proficuamente la parte di Gianni, stanno diventando accessibili. Finalmente la Casa incomincia a diventare realmente ‘totiana’. La nascita come Associazione Culturale è probabile rappresenti un passaggio verso la Fondazione. Dal momento iniziale, ottobre 2009, mi sono data cinque anni per poter raccogliere un buon numero di elementi indicativi sulle linee di tendenza culturali e operative che sarebbero emerse e che avrebbero potuto suggerire il ‘che fare’. Tale intervallo di tempo scadrà alla fine del 2014. Del resto ci stiamo già muovendo per la raccolta di dati e suggerimenti su future attività adatte a quel che LCT è diventata e potrà diventare. L’insieme di tutte le attività dovranno consentire nel tempo una autonomia economica conservativa e gestionale.
2) La digitalizzazione di tutta l’opera totiana in cosa consiste precisamente? Sul sito de La Casa Totiana saranno consultabili solo le poesie e i romanzi di Gianni Toti, oppure prevedete anche la diffusione di tutto il resto della produzione (video, sceneggiature, disegni, etc.)?
Se ragioniamo in termini di principio, non credo che tutto ciò che chiamiamo cultura, e quindi arte e quindi scienza, sia messo al mondo per il piacere e il vantaggio di pochi, o di alcuni insiemi soltanto. Chi conosce la conoscenza conosce il piacere e il vantaggio della produzione e della condivisione del processo stesso del conoscere. Nessuna madre e nessun padre insegnano ai loro piccoli perchè sappiano intrattenersi con pochi, con poco. Non fosse che per un vantaggio legato alla sopravvivenza. La conoscenza aumenta le possibilità di vita, non le diminuisce. Come gli uomini l’abbiano gestita e possano gestirla appartiene a un altro ambito del discorso. Noi ci atteniamo al primo, almeno per ora. Ciò che abbiamo e siamo in grado di dare lo metteremo a disposizione di tutti. I mezzi tecnologici odierni lo consentono. Come farlo si vedrà. Ma il principio, lo scopo, resteranno immodificabili. Necessariamente si procede per gradi, per consistenza dei vari settori e relativi costi e relative disponibilità di fondi, per ora personali, e di energie e generosità di coloro che a vario titolo sono disposti a intervenire. E ben guardandoci dal separare il patrimonio delle immagini (i video) da quello degli scritti. Se il pensiero nasca dalla parola o dalle immagini non mi pare sia più dibattito di attualità. Anzi mi pare sia abbastanza risolto e sicuramente meglio impostato.
Tupac Amaru – videopoemopera di Gianni Toti, 1997
3) Ci illustri come è stato concepito il lavoro di digitalizzazione, qual è il comitato scientifico che se ne occupa e che tipo di apporto critico-filologico si è deciso di dare all’operazione.
Il lavoro di digitalizzazione affidato all’Associazione bolognese Home Movies-Archivio Nazionale del film di famiglia, con la collaborazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nasce dalla necessità di conservare le opere video. Le più esposte al deperimento. Conservare, costruire, produrre sono passaggi obbligati nell’arte del vivere che implica il dispendio di energie e il consumarsi di ogni entità. Non si lascia andare in rovina l’esistente, che è passato e presente, se vogliamo costruire quello che non c’è. Il dato di realtà, il concreto sono dimensioni piuttosto insite nella mia vita. Provengo dal mondo del lavoro ‘manuale’, dove per altro, solo in apparenza paradossalmente, è più facile distinguere chi ha ‘testa’ e chi non ce l’ha. Mi è stato concesso diventare prima geometra, poi mi ‘sono consentita’ di ritrovarmi geologa (si procede del tutto per tentativi quando non si hanno esempi prossimi), poi ancora (a quel punto più informata) psicologa ed ora, felice di aver trovato il ‘lavoro’ che più risponde alla mia necessità di conoscere, posso prendermi cura anche de La Casa Totiana, per il tempo che mi sarà ancora dato in condizioni di utilità. Ovviamente le competenze di Sandra Lischi, aldilà della sua insostituibile presenza nella ‘compagine trio-quintettistica’, e la disponibilità di Marco Maria Gazzano, entrambi molto vicini e partecipi alla vita creativa e privata di Gianni nel tempo della videoarte, sono riferimenti privilegiati per ogni necessità del campo. Sul versante ‘scrittura’ abbiamo Francesco Muzzioli, Mario Lunetta, Marco Palladini, Tarcisio Tarquini per la Casa Editrice Ediesse, a loro volta sempre disponibili ed anche propositori di progetti, vedasi per ultimo l’e-book di prossima pubblicazione a cura di Francesco Muzzioli e Marco Palladini, raccolta di tutta la produzione poetica già edita di Gianni Toti. Non secondaria è la solidarietà di Carla Vasio, Maria Jatosti, Bianca Pucciarelli Menna, Armando Cossutta. Abbiamo avuto l’onore di avere tra i fondatori Carlo Lizzani, compagno di Gianni dai tempi del Liceo Visconti, insieme a Vittoria Ottolenghi e Franco Della Peruta, loro tre non ci sono più. Una stretta al cuore sapendo di non rivederli, oggi più che mai per la recentissima mancanza di Carlo Lizzani, e uno stimolo a continuare il ‘cambiamento’ intravisto fugacemente dal ’45 e afflosciato rapidamente, perchè i temporali sono brevi, anche se lunghi, e il piacere del dopo la tempesta presume una ripresa alacre e continua, a cui si ha mal risposto, soprattutto per brutale o semplicemente grezza e diffusa ignoranza, a tutti i livelli della nostra composita società. Siamo in compenso consapevoli che la stretta al cuore per la mancanza di Gianni ha fatto nascere La Casa Totiana. Non sappiamo quel che saremo in grado di fare o di avviare, sappiamo quasi per certo che il chiarimento dei presupposti da cui partire e delle linee di movimento a cui tendere contano più di quanto si pensi all’inizio di ogni impresa. Le conclusioni di solito lo rivelano. Per il versante Marinka, l’entrata in campo di Mirjam Denes e di Andrea Renyi, ci consente di sentirci abbastanza ben attrezzate. A fine anno dovremmo avere la prima biografia con catalogo delle opere di Marinka, per ora in ungherese. Siamo in contatto con Simone Terzi, del Museo dei Naivs di Luzzara, e confidiamo in altri contatti che consentano la pubblicazione della versione italiana. Per ogni ulteriore necessità altri nomi, di ogni età e genere, e altri riferimenti su cui confidare non mancheranno. Del resto basta imparare a cercare, il mondo è grande e prima o poi risponde. Quindi niente ‘comitati scientifici’ per il momento. La fase è ancora di ‘cantiere aperto’. Il nuovo sito entrerà in funzione assai presto e con il caricamento dei materiali già disponibili emergerà un primo ordine di configurazioni che mostreranno quali vie privilegiare, integrare, abbandonare o aggiungere. Gianni lavorava anche così al CICV di Hérimoncourt, con i tecnici informatici dell’epoca, anni ’90 e inizio del 2000.
4) Le opere letterarie di Gianni Toti sono quasi tutte fuori catalogo o introvabili, prevedete delle riedizioni cartacee come Casa Totiana?
Tutto può essere previsto e si deve poter prevedere ai fini del far conoscere le opere esistenti. Ma come dicevamo il punto focale, soprattutto del personale intento, è: Come insegnare a ‘conoscere’, a ‘guardare’, attraverso un corredo creativo di accompagnamento alle opere che aiuti e consenta di comprendere al meglio le fasi progettuali, realizzative, gli strumenti tecnici e culturali impiegati, i comprimari sottintesi coinvolti. Magari attraverso una elaborazione di tali progetti che implichi la conoscenza dei processi di apprendimento forniti dalle scienze cognitive supportate dalle neuroscienze. Tutto questo non esclude altri ordini di interventi, altri passaggi e progetti intermedi, purchè rispondenti alla finalità primaria della ricerca: Insegnare ad apprendere a tutti, diffondendo esempi di processi per la costruzione della conoscenza, a partire dall’utilizzazione delle opere di Gianni Toti e di Marinka Dallos che LCT possiede e conserva.
(L’uomo riscritto)
quando usciva di casa, al mattino, era ancora nudo
finché non comprava il giornale era nudo
poi si vestiva di carta stampata, e non era più nudo
se ne andava allora per la città coperto di notizie
con giacche d’orrore su camicie di dubbio
su canottiere incerte indosso a epidermidi lacerate
(il delitto dell’uomo il delitto della classe
il delitto della nazione o del sistema di nazioni
il delitto, forse, di tutto il pianeta)
e poi tornava a casa, denudato nuovamente
ma indossava subito la vestaglia
del giornale della sera
(con cinque omicidi e cinque discorsi sul progresso
tre suicidi e tre premi di bontà
settantacinque truffe e altrettante medaglie per gli anziani)
andava a dormire in un letto tutto stampato. …
5) Altro grande cruccio riguarda i video di Toti. Qualcosa si può trovare su youtube, ma in generale è difficile entrare in contatto con questi video, cui hanno accesso solo gli addetti ai lavori o gli universitari. La Casa Totiana prevede la proiezione presso i propri spazi? Inoltre, si è pensato ad un’edizione critica in dvd (mi vengono in mente Rarovideo o Kiwido mediavideo)?
In parte le risposte sono già state delineate. Resta l’opportunità di precisare che i nostri spazi danno la possibilità di prevedere seminari, a numero contenuto di partecipanti, per visionare o dibattere su opere o temi inerenti a tutto quanto stiamo dicendo. Anche questa possibilità andrà programmata nell’immediato futuro, considerando che la mia precedente definizione di ‘cantiere ancora aperto’, non affronta per il momento il come gestire fattualmente le varie possibili iniziative, se all’interno o dislocandole in spazi prestabiliti sul territorio, magari a noi collegati. Qui il femminile si trova ancora molto più informato del maschile a proposito delle operazioni sottintese all’uso di cose e luoghi. Una progettualità contemporanea non può più dare per scontato quello che scontato culturalmente e praticamente un tempo lo era ed ancor oggi tenderebbe ad esserlo. La donna nella casa non dovrebbe più essere tacitamente considerata la ‘vestale’ o la ‘padrona di casa’, o la ‘signora’ che tiene salotto. Chi volesse può farlo ovviamente. Non le donne de LCT, non ne LCT. A proposito di seminari propedeutici ai temi più specifici, si potrebbe cogliere l’occasione per riflettere su un macrotema da sviluppare in questa sede o tramite il coordinamento di questa sede: Come costruire una rete di strutture simili alla nostra, che consenta per ora almeno di conoscersi tra operatori similari. La crescita presuppone la diffusione e la messa in comune delle conoscenze. Il vantaggio che ne può derivare è generale, per tutti. Il mito dell’italiano che individualmente crea e risolve come nessun altro sa fare, più che alternativa o pregio nostrano, potrebbe essere stata una risorsa, se così fosse, a cui per disperazione e mancanza di alternative abbiamo attinto. Siamo usi descrivere le nostre qualità, soprattutto quelle non di certo migliori, come stereotipi positivi di personalità. Di conseguenza restiamo impassibili di fronte ai catastrofici risultati, per altro ben visibili e ci meravigliamo della confusione diffusa tra lecito e non, tra legalità e non, tra responsabilità e non, tra dignità e non, tra opportunità e non, etc..
6) Nel vostro spazio trovano collocazione anche le opere pittoriche di Marinka Dallos, prima moglie di Toti: ci può spiegare quali sono state le influenze reciproche e perché avete deciso di adibire parte della Casa Totiana a Marinka?
Abbiamo già detto quanto recenti siano gli apporti di Andrea Renyi, inizi di quest’anno, e recentissimo quello di Mirjam Denes, dell’estate appena passata, sui materiali di Marinka Dallos. Non siamo ancora in grado di lavorare su detti documenti per valutarne la portata individuale e nell’intreccio inevitabile di una coppia molto unita. Possiamo senza dubbio affermare che ci sono stati periodi in cui hanno curato insieme temi di cronaca, di storia, di traduzioni poetiche, negli anni ’60 in particolare. C’è una corrispondenza privata che risale ai primi tempi del loro incontro, si scrivevano in tedesco, per entrambi una lingua non propria, ma presto comparve l’italiano di Marinka. Ci sono biglietti e bigliettini che ci restituiscono il ritmo e molti contenuti della vita di due persone che entravano e uscivano spesso senza incontrarsi, lasciandosi sempre le disposizioni per varie, a volte minimali, incombenze. Una testimonianza del loro essere insieme anche in questo andare e venire alternato. Abbiamo parecchi filmati amatoriali girati da entrambi nei loro viaggi e nei rientri in Ungheria. Una raccolta selezionata, Scenari dal Toti-verso, tratta dalla digitalizzazione del materiale in 8 mm, è stata proiettata al Festival di Pesaro nel giugno scorso. Marinka è stata una pittrice naif, conosciuta in particolare negli anni ’70 e ’80, abbiamo ricostruito una produzione di circa 300 opere. E’ stata quindi una figura pubblica, che non ha lasciato alcuna disposizione per le sue opere, le sue cose e che ha vissuto insieme a Gianni per più di quarantanni, quasi tutti in Via dei Giornalisti. Detto ciò, é pensabile che non potesse o dovesse trovare uno spazio personale, una cura per le sue opere? E’ pensabile, senza dubbio. Ma per quali ragioni avrebbe dovuto o potuto accadere? Se fosse accaduto, adesso probabilmente parleremmo del perchè. Così non è stato, così non sarà. Molti dipinti che erano in casa, alcuni anche costretti in poco spazio, altri in cantina, sono stati tutti recuperati. Pochi sono esposti qui, per ragioni di insufficienti pareti libere, gli altri sono custoditi in comodato ed esposti presso la Scuola Lante della Rovere di Via Tevere, vicinissima a LCT, affinchè gli alunni possano goderne della visione quotidianamente. Altrettanto é concesso a coloro che volessero averne accesso, chiedendo permesso negli orari scolastici. Per ultimo potrei ricorrere al motivo che è diventato forse il primo, attraverso l’esperienza di questi anni in questa sede, diventata anche la mia casa. Lo si potrà trovare nello scritto che accompagna l’apertura del nuovo sito, in cui dichiaro la necessità di favorire la crescita di una nuova cultura europea, che rafforzi la riunificazione delle due parti di Europa, l’Est e l’Ovest.
“Può darsi che questi temi siano più caldi per coloro che vengono da terre di confine, terre che hanno esperienza di quel che accade quando avviene la spartizione ad opera dei vincitori di turno. Infatti io sono friulana, nasco a Trieste, ed ora curo ed offro attraverso La Casa Totiana il contributo di due eredità artistiche: quella dell’ungherese Marinka Dallos, l’ex Europa dell’Est, e quella dell’italiano Gianni Toti, l’ex Europa dell’Ovest. Una coppia unita dai tempi della “scissione”, una coppia che ha mostrato la vitalità dell’unione delle energie creative. Questa è la storia che fa de La Casa Totiana l’esito di una geo-cosmo-tettonica che si impone nonostante la diffusa cecità culturale ‘scissionista’ ancora in campo in ogni campo.”
7) Quanto importante è stato il lavoro di traduzione dei poeti ungheresi di Marinka e Gianni negli anni ’50 per l’editoria italiana?
La risposta rinvia a quanto detto sopra. Necessitano tempo, energie, risorse per realizzare le tante ricerche che la ricchezza del patrimonio contenuto in queste stanze potrà consentire. Un segno dei tempi nuovi che stiamo vivendo, dei movimenti comunque in atto, nonostante i pessimismi di molti, individualmente sempre comprensibili o compatibili, visto che ogni storia è anche storia personale, potrebbe essere testimoniato dalla pubblicazione ungherese di una Antologia di poesia italiana, Online barokk, a cura di Sallay Géza e Szkàrosi Endre del 2012. I rapporti, se alimentati, conservano e costruiscono reti adatte a tutti i tempi. Nel tempo recupereremo anche le traduzioni, in parte pubblicate e in parte no, di poeti ungheresi ad opera di Gianni e di Marinka.
8) Perché secondo lei è necessario non dimenticare e anzi riscoprire l’opera di Gianni Toti?
C’è una indubbia economia dell’oblio per quanto concerne la sofferenza che tutela la possibilità di continuare a vivere. Non conosco un’economia che esorti a dimenticare, ma soprattutto a non usufruire, dei patrimoni di beni accumulati da chi ci ha preceduto. La ‘conoscenza’ è riconosciuta tra “i beni comuni”, direi “il bene per eccellenza”. L’arte, la cultura in generale sono conoscenza. Difficile è il mandato che ci riguarda e che riguarderà in particolare tutti coloro che hanno ricevuto eredità di beni, e noi, insieme ai nostri figli, siamo tra questi privilegiati. Tale mandato non consiste tanto nel ricordare o nel riscoprire, ma consiste soprattutto nell’imparare finalmente a cosa farne di ciò che possiamo ricordare e riscoprire. Affinché lo spreco di chi ha si interrompa e l’emarginazione, se non l’affogamento, di chi non ha non continui a protrarsi.
Paolo Albani
TOTILITÀ
omaggio sonoro a Gianni Toti
9) La figura di Toti mi ricorda per certi aspetti quella di Gianni (anche lui!) Sassi, due vulcani di idee e di intraprese. Quanto ha inciso Toti sulla cultura italiana, anche in considerazione della sua distanza da correnti o gruppi di appartenenza?
Non conosco Gianni Sassi, mi dispiace. Lo meritava senza alcun dubbio, ma questo esempio ci aiuta a comprendere la difficoltà e la complessità di risposte a domande del tipo: Quanto ha inciso il personaggio X sulla cultura italiana? So di avere scelto di vivere con Gianni Toti anche sperando di avere al fianco una persona non troppo carica di rimpianti per cose non fatte, considerando quanto aveva vissuto e accumulato, pur riconoscendo la sua voracità inesausta. Ma non tanto da dargli, o dare a chi gli stava a fianco, il tormentone, nel suo lessico familiare: “il pilotto”, del malcontento così diffuso in tanti. Tra l’altro si mantenne ‘creativo’ fino agli ultimi anni, sempre proteso con sorprendente curiosità e vitalità verso il futuro. Fine e inizio finivano per intrecciarsi sempre.
Perchè questa premessa privata? Perchè sul ‘quanto incidesse, o abbia inciso, Gianni Toti sulla cultura italiana’ sarebbe stata l’ultima domanda che mi sarei posta e che ancor oggi mi porrei. D’altronde ho scelto di non pronunciarmi mai sul merito specifico ‘culturale-artistico’ della sua attività, altrettanto vale per quel che riguarda Marinka Dallos, spetta a chi ne ha competenza e interesse farlo, e forse a tal proposito più sul ‘come’ che sul ‘quanto’. Per quel che riguarda invece la distanza di Gianni Toti da correnti o gruppi di appartenza, escludendo quelli di fatto estranei alle sue poetiche, il pensiero va alla rappresentazione del via vai di Gianni e Marinka, che pur vivendo nella stessa casa, con momenti di incontro indubbiamente significativi, entravano ed uscivano in tempi diversi, per motivi diversi, molto spesso comunicandosi con fogli, foglietti, fogliettini che abbiamo ritrovato, consentendosi vite condivise e nello stesso tempo indipendenti. Forse anche con le varie correnti o gruppi si era instaurato un rapporto con tratti similari. E’ pur vero che quando rividi Gianni, dopo alcuni anni dalla mancanza di Marinka, egli viveva in continui spostamenti, con lunghi periodi di lavoro in Francia soprattutto. Da un lato poteva apparire come un essere stanziale, con gatto, fogli, penne e pantofole, ancorato alla sua scrivania, dall’altro era un nomade irrequieto, senza fissa dimora ed anche con tratti da ‘sans papier’. Penso anche alla difficoltà di seguire l’articolarsi dei linguaggi da lui usati. Chi privilegiasse perlopiù il livello logico, magari formalmente più condiviso, ancorato ai significati dati per indiscussi, poteva essere spiazzato da irruzioni di rinvii ampiamente riferiti a immaginari, analogie, contesti metaforici, tra la realtà e l’utopia, tra il serio e il faceto, tra l’ironico e il furibondo, con una capacità di stabilire un contatto pieno, immediato, in cui tutto intorno spariva, lasciando un campo di attrazione alla totale nudità dell’essere umani. Era un animale decisamente a sangue caldo, con oscillazioni tra strutture consequenziali insospettate, inappuntabili e voli a temperature e in territori del tutto inaspettati. Accadeva anche tra noi, ma a un certo punto pensai di avere imparato a non farmi trarre troppo in inganno, o semplicemente a non perdermi del tutto in un gioco a volte insostenibile. Quando me ne accorgevo, sentivo di essere finita nella trappola della provocazione emotiva e mi dicevo: Anche questa volta ci sono cascata! Prendevo fiato, tempo e si ripartiva. Gianni aveva una forte resistenza, io penso di salvarmi più o meno con la costanza, di cui non era nemmeno lui privo. Forte di questa avvertenza lo scambio è stato intenso, continuo, per me fortemente accrescitivo e rincuorante. Avevo trovato un mondo finalmente ‘elastico’, poroso, capace di fare posto anche ai ‘neologismi’, e sapevo di poter dire e pensare liberamente, sempre nel rispetto delle differenze. Vero è che tutto ciò avveniva in un rapporto privilegiato dall’affetto e dalla fiducia reciproca. Con gli altri gli scambi di Gianni assumevano le cangianti coloriture, a volte molto accese, esito delle differenti interazioni. Quindi tornando alla domanda sulla sua appartenenza a gruppi o correnti, come ho detto per la domanda precedente, la ricostruzione e l’analisi andranno fatte da interessati e conoscitori dei movimenti culturali di quell’epoca. Resta il nostro impegno affinchè La Casa Totiana possa aprirsi ancora di più a progetti di ricerca consentiti dal patrimonio dei materiali che possediamo e che stiamo rendendo agibili. Ricordando l’intenzione di riservare una rilevanza specifica a quelle ricerche finalizzate a diffondere la conoscenza, disposte e capaci di avvalersi, nell’esposizione dei materiali e delle opere esistenti, dei più recenti apporti che le scienze cognitive, applicate alla didattica supportata dai mezzi di diffusione tecnologici, sono in grado di fornire. Come forse ho già detto, non ci mancano in particolare i beni necessari alla vita, ci mancano soprattutto le nuove forme da costruire per mettere la ‘conoscenza’ posseduta a disposizione di popolazioni sempre più vaste. Il beneficio e lo sviluppo conseguenti sarebbero generali, per tutti. Questo è uno dei nodi centrali della crisi che stiamo vivendo. Ed è il nodo che noi intendiamo affrontare con i mezzi che ci sono stati dati e che stiamo aggiungendo. Sono del tutto consapevole, rifacendomi a uno scritto di Gianni Toti ( sulla rivista ‘Quartiere’, Arte nuova e paura della libertà,n.15-16, Firenze, 1963) che sia utile non dimenticare la seguente avvertenza : …(è doveroso) ripetere, con Croce e Gramsci schierati insieme, che “ l’arte è educatrice in quanto arte, non in quanto ‘arte educatrice’ .” Per diminuire le facili confusioni sappiamo trattarsi di concetti che andrebbero ripresi e ridiscussi e riformulati oggi. E forse basterebbe, anche in tale caso, fare una accurata ricerca e diffonderla al meglio, attingendo a quello che di contemporaneo a tale proposito si sta già elaborando.
Roma, 9 ottobre 2013
Biagio Cepollaro – Un pensiero per Gianni Toti
Saggio in-versi-bile
sull’improponibilità della poesia
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ri-pro-posta ai termalosi de-centrati
dell’albanera 1970proPOESIAposta
adsentio ― homo scriptus ― « assenso scritto invio »
composto astratto di sentire e pref e prep con
signif di avvicinanza allativo a esprimere
un parere diciamo da apparire in « rassegna di operatori ipotizzanti su poesia e funzione » e tc
(etc homo perché no perché sì perché cosa)
confusione confesso nome d’azione di fondere
: la poesia-ipotesi l’ipotesi-poesia l’infunzione
che « occupa lo spazio culturalmente
vuoto ritenuto tuttora »
non per le sorti parvifiche e improgredibili
dell’istituto in crisi che premiava impoeti
fungibili e funti e funturi e futuri infuturituri ma
ma (magis fortemente accentato e perciò troncato)
ma « più che scoprire e valorizzare» ― e quindi anche ―
per « scoprire e valorizzare » con qualcosa
in più: un « discorso perché
definita risulti » l’indefinibile e socializzabile
funzione dei poeti intendibili dunque quali
operatori di cultura (quale dunque cultura quale
la parentesi resta aperta come il « gruppo aperto »
che propone già in questa quarta catà-stròfe a sestine
improponibili (saggio-in-verso sdiciamo: settìne anche)
« un proprio articolato (già coi piccoli arti?) modo di
essere ― ripetiamo? ― poeta (ma è già chiaro e più
che chiaro ormai il poietès-technìtes che cosa e chi?)
quale « il lavoro svolto » chi lavora chi svolge?
il centro culturale ma di quale circonferenza centro non
sappiamo né di quale cultura (ignozione di? nozione
di ignorance-poetry-fiction? cultura di classe? quale
classe o quali? il silenzio protesta per il resto
non dato) altra è la fame di sfamare e
affamare altri gli altri
se irrivoluzionare non vogliamo (nogliamo?)
le rivoluzioni che involgono pallidi irrivoluzionaristi
sognanti appagamenti dopo morfòsi a metà: dunque poco
un sotto niente da nicevokis da nientniks la posta davanti
a quale carretto di immerci improducibili a industria
ma assentirò scrivendomi sotto e addosso innaturalmente
perché gli assenti-che-non-hanno-torto che marcisce
e la superbia dei superprobi fanno sottoridere anche
chi ancora come me a fior di coscienza intorbidita ruota
fingendosi infungibile o già infunto poetiscalco invece
di culture o dominii ideoillogìe e sinìstemi
forse usciremo appena dalla fila
lunga degli assassini ditemi? oppure
uccideremo ancora con affilate parole i pensieri
che stanno sotto messi scritti sotto dentro le palpebre
di fronte agli schermi di fosfèni intradotti ancora
ma presto al cinema neurologico interpoeti massimifici ―
forse il forse ci aiuta forse il forse ci in-lude
e insomma e insottrazione assentirò ospitabile
dall’organizzazione culturale poetermica prendendo
per le mani manifestando dunque la utopoetoposta
annegativa di impoesie poetistìtiche
e di littérateurs du coeur
cerebrillanti informatici (informàteci) tristesciuti
per infungerci nel processo di produzione della morte
così e non dunque alle calde sorgenti in Comune
termofori o ignìferi o soltanto scussori di verbali niente
esserci non esserci di più esserci unguicolati a lungo
e una morte infinibile indicibile immoribile di cui uccidere
la poesia dominio del cosmopitecantropo . . . . . . . . . .
Gianni Toti è nato a Roma nel 1924. Ha partecipato alla resistenza partigiana ed è stato per molti anni giornalista dell’Unità. Figura intellettuale e sperimentatore assai versatile, regista televisivo e cinematografico, traduttore, romanziere, poeta e videoartista. Con i suoi lavori di videoarte, definiti “video-poesie” e “VideoPoemOpere”, ha partecipato a tutti i principali festival internazionali. Ha vissuto negli ultimi anni tra Roma e il castello elettronico di Montbéliard, in Francia. Fin dai primi anni ’80, sedotto dalle favolose prospettive dell’elettronica applicata all’arte, realizza in questo campo opere in cui musica, parole ed immagini interagiscono secondo modalità rivoluzionarie rispetto a quelle ormai consuete dello spettacolo live, del cinema e della televisione.
Poeta «poetronico», come preferiva autodefinirsi da quando aveva scelto il video come mezzo d’espressione), saggista, traduttore, scopritore ed « importatore » di testi inediti e underground, scovati ai quattro angoli della terra, attore, regista, questo artista singolare e proteiforme ha attraversato il secolo animato da sorprendenti intuizioni che lo hanno posto sempre all’avanguardia dei movimenti artistici e culturali. Dalla sua complessa biografia si ricava l’immagine di un intellettuale organico, costantemente in bilico tra riflessioni teoriche, creatività pura, attività editoriale ed impegno politico. Militante Gianni Toti lo è stato sempre, o per lo meno fin da quando, giovanissimo, si arruola, durante la guerra, nella resistenza al fascismo, continuando in seguito, come giornalista ed inviato speciale ad opporsi e a denunciare tutte le forme di ingiustizie con le quali ha dovuto confrontarsi.
Gianni Toti è morto il 8 gennaio 2007.
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