Postumi dell’organizzazione < = > Andrea Leonessa

http://youtu.be/ygRhuVF55mo

           Andrea Leonessa è il primo poeta  giovane, anzi giovanissimo, che ospitiamo su floema. Di quella generazione, gli anni’90, pienamente consustanziale al digitale e alla rete. La sorgiva di questa educazione digitale, compromessa da esperienze di musica estrema noise/industrial e da altre sperimentazioni raw di grafica e video, è una scrittura che parte dall’oralità e si raffina in un dettato speculativo che ha come coordinate ristrette quelle della casa (Le case saranno un argomento, una carne… – Saturno) e in particolare della camera da letto.
               Un novello Xavier de Maistre, che osserva, assorbe, considera il mondo, anche fuori dalla sua camera, ma che ha l’urgenza di ricodificare tutto nel luogo della certezza delle coordinate e delle dinamiche  (la casa appunto o la camera). Anzi, si percepisce l’ansia di un’attenuazione, di un filtro sul reale che Leonessa, per l’ossessione della perdita del controllo, attua attraverso l’uso del linguaggio macchina, attraverso la connessione al virtuale dei games e con l’uso sistematico dell’ironia e del grottesco. Senonché questo aspetto della gestione del materiale emotivo e intellettuale non riesce a distillarsi in un risultato raffreddato, analitico: rimane un magma (come suggerisce G.R. Manzoni), a tratti ancora acerbo, ma ricco di suggestioni e intuizioni, dove è patente la dicotomia incolmabile (almeno fino ad oggi) tra il gravame del corpo e la levità spirituale/virtuale.
               Ciò che ci invesca di questo autore è proprio la fibrillante e ritmata esigenza di comunicarsi al di fuori dello spazio angusto della visione. Leonessa si fa carico del reale e, di là della stretta esigenza del dire, ne rielabora i significati alla luce di nuovi (ma già obsoleti come nota P. Biasetti nel suo saggio) codici e mitologie che, si badi bene, non vogliono creare un idioletto incomprensibile per tutti, piuttosto un’accurata archeologia del contemporaneo digitale che possa evocare in molti un percorso interpretativo ed estetico. L’ultimo accenno necessario sullo stile è che l’uso di linguaggi e lingue diverse, non è frutto di una deriva postmodernista, ma risulta connaturato alle finalità comunicative di questa generazione, pur non essendo tutti esperti di platform games, informatica o lingua inglese. 
(Estradizioni virtuali della realtà – Daniele Poletti)

L’ebook “Postumi dell’organizzazione” di Andrea Leonessa è accompagnato da un saggio breve di Pierfrancesco Biasetti e da una nota di Gian Ruggero Manzoni ed è tutto leggibile e scaricabile (anche in PDF) su Biblioteca di  f l o e m a.

           Oltre un breve video e un pezzo musicale dello stesso Leonessa, l’articolo sarà corredato da alcuni lavori di generative art dell’artista tedesca Diana Lange, che ringraziamo per la cortese disponibilità (tutti i diritti sono riservati).

Hanno – Diana Lange, 2013

Pus the start button

Va bn, quest’oscuro corso compensa un’escrescenza
illetterata, spuntata dal sonno con un picco di luce:
pus the start button, un buco ha legato col sogno
esposto controluce dove una carne non sale, genera
lmente, ché un passato, mancando una puntata, prende
a sorsate presenze dal caso, le mesce al presente: ripete
un caso iso.lato, l’immagine di un’esecuzione massiva.
Ad un tratto, però, vado cercando una compagna.
<Vieni da me, nottetempo, quando la luna spalanca uno yogurt>
<Non posso… La tua panza è un peso indifferente, e nervoso>
Adesso Tetsuya Mizuguchi (Rez, dreamcast) prende la rete
per mano, ed una precedente oscurità si disfa al mattino:
bisogna fare delle facce strane, per tollerare la luce.
Per un terzo, il tratto fondamentale del volto è partito
(It doesn’t run, nel foro) e non restano che due terzi
a causa della logica, che ci tiene realmente alla parte.

/*Affinché una silloge possa definirsi organica, occorre che l’autore ne tenga ben strette le frattaglie. Pus the start button è un testo che tratta delle cose che hanno inizio sotto la pelle/*

 

Morte bidimensionale

{texture=Level.Content.Load<Texture2D>(“Sprites/Meats”)
Fanfara fono magnetizzante,
Il suono rasenta la notte
Sciogliendone il nodo
Ed essa, conforme al letto, sfo-
Cia approssimata per decesso
Nel silenzio capacitivo Contemporaneamente
S’estende frattempo; sola morte
Bidimensionale: Giuseppe Pinelli
Console del dubbI/O sotteso.
Hp/Hypothesis di integrazione
Ad Over, Health Points zero.

/*Morte bidimensionale è un pannello informativo inerente alla morte dell’anarchico Pinelli, sfortunato protagonista di un videogioco di piattaforme nella quale una caduta può essere causa di decesso/*

 

Yhwh answer

Umanamente parlando, la guerra è orrenda
eppure la guerra tra le giraffe riesce nell’essere,
ad esagerare ancora; come una carne che stenta
nel risolvere la divergenza, la guerra è animata
dalle cose che possono essere raccattate dal suolo
come bibite, cartacce, sigarette, Storia della lingua,
piscine, Nietzsche, bibite, cartacce, sigarette, ecc
ogni cosa diviene per una giraffa mezzo di equitazione
oppure oracolo contestualmente alla lascivia dell’animale
ma, viene da sé, anche la bestia meno erudita, sfinita
dalla cavalcata compila un organico di alcune domande
ecco le due che appaiono con maggiore frequenza
ZooFaq numero uno
D – Sento un grande vuoto dentro
come posso diventare meno spaziosa? Un corallo?
R – Un cadavere appare corposo, mmhh,
un cadavere occupa spontaneamente uno spazio;
non più <non finisci quello che hai iniziato>
bensì <ben fatto figliuolo, è così che si sta,
fagli vedere cosa significa essere morto>
giacché la morte è un progetto d’avanguardia
di cui non si vede fine, un progetto eterno
che scoraggia anche la più ardita delle giraffe.
Ma bisogna crederci in questo progetto, o no?!
Allora crediamoci un poco! Grinta ragazze!
ZooFaq numero due
D – Dove posso trovare una sit-com
in streaming, che sia ripetitiva ma divertente?
R – www.ansa.it

/*La versione ebraica del più noto sito Yahoo answer si presenta qui con due fra i quesiti più richiesti/*

continua a leggere su Biblioteca di f l o e m a

Robin – Diana Lange, 2013

Per la poesia di Andrea Leonessa
di Gian Ruggero Manzoni

La poesia di Andrea Leonessa procede, a momenti, a balzi, a sussulti, poi riprende ritmo, quindi ricerca un appiglio di concetto, si muove per agganci, quindi risulta martellante, sonoramente aguzza, rotolante, agitata e s’incuneano innesti, si dilatano frontiere, entra nella prosa, aggiunge e toglie, riprende, poi batte circolare su se stessa, incontra ciò che è elevato, intellettualmente s’interroga, e il Nulla affiora, come possibilità o mezzo per l’indagine.
Fu così anche per uno dei miei maestri, Emilio Villa, per il quale il tessuto poetico diveniva sempre altro e altro ancora, in piena apertura e in assoluto coinvolgimento sonoro, allegorico, metaforico, infine “grottesco”, per come la lingua… la parola… innalza quel demone della conoscenza che ci riporta al significato primo del termine, del verso, poi del costrutto, facendone, quindi, teatro o gioco di rimandi.
Del resto, in Leonessa, per rispondere, nell’oggi, non è necessario avere inteso completamente, serve solo restituire alla poesia ciò che ci dona e, soprattutto, ci ha donato di imperscrutabile.  Infatti “la necessità” della poesia è di dare costruzione a parole che si accostino a essa, nel tentativo di creare continua compenetrazione esistenziale in colui che poi la formula. Ciò è infine l’atto di “restituzione” della parola alla parola, perciò la risposta del fare in versi.
A questo punto inutile negarcelo: Andrea Leonessa tira a convogliare il magma, senza riuscire a raffreddarlo, e ciò (volutamente o inconsapevolmente) nobilita il suo sforzo, che mai si ferma, che mai si aliena, seppure di un’alienazione sintattica egli tratti, e non solo. Allora e meglio: Leonessa non vuole raffreddare-fermare alcunché, perché sia il Nulla che il Tutto non hanno dimensione fissa, ma mutevole, come mutevole è la natura, la divinità, il raccontare degli uomini, i sentimenti, il corpo.
Spesso il leggerlo porta a domandarsi se la letteratura abbia già agito con essa, se la scrittura di Leonessa, invece di adulare l’intero e quindi perdere l’individualità, si conceda al flusso singolo, rallegrarsi qualora il canto sopporti di farsi esempio del buon funzionamento, di quell’esclusivo, di quel modello interpretativo che un altro grande poeta come Nanni Cagnone definirebbe: «ciò che uno da solo fa», oppure: «evento del vuoto» o, meglio ancora: «il fatto pensoso» dell’uomo… di quell’uomo votato al piacevole ritmo (anche se a momenti cupo) del perdersi nel concerto delle intenzioni e in quell’irrefrenabile mischiarle e rimetterle in gioco.
Perciò poesia, questa, in cui la mente diviene corpo e, nella mente, la fisicità infine si polverizza, per dare spazio alla perenne domanda che, unica, resta quale promessa, quale “oggetto” infine incompleto, e, di seguito, la continua e permanente possibilità (sempre aperta) di portarla a compimento.
Leonessa è l’oralità che ha preceduto la scrittura; quel “formulatore” che in sé aveva già il nome per ogni cosa, senza la necessità di volerlo dare; poi, una volta iniziato a dire, il fiume ha preso il suo corso, e mai si esaurirà, perché inesauribile è l’universo.
Chi è attore del linguaggio questo se lo può permettere, del resto deve pur tentare di dare compimento con le parole a ciò che vede, donando costrutto a una sua lingua, a un suo codice. Da tale istanza scaturisce, oltre che la necessità di comunicare, anche lo scrivere per porre fine alle proprie sofferenze nate dall’aver compreso come il mondo e l’uomo si dibatteranno in un perenne tentativo di comprendersi reciprocamente.
Ed ecco che i suoi versi sono anche i lamenti delle doglie, le grida della nascita. Dal suo cagionevole, irreparabile presente, Leonessa scrive con clemenza, senza idolatria, con, a volte, il peso dell’oscuro sulle spalle… (di quell’oscuro da cui siamo venuti).
Innegabile, quindi, che necessiti seguire tale suono, per cercarne la fonte; che necessiti seguirlo, anche per dirsi presenti e partecipi a un gorgo in cui l’esistenza trova sbocchi verso l’abisso, ma anche ascensionalità paurose… impennate (di coscienza letteraria) che mirano al cosmo.

Susi – Diana Lange, 2013

 Pseudocodifica

//“Allora ho rinunciato alla mia lingua”;
Questa dello stare non è azione che attrae;
le falene, la luce, e ne risulta dal vetro;
che questo mondo s’annida nel nulla siliceo;
che è battuto da zampette assolate, ed ancora;
che le cose che s’annodano nella gola sono sole;
cronologie che sgomitano il tempo, che sbattono;
tra un esoscheletro ed una schermata di carne;
||=== Pseudocodifica, Debug ===|
main.cpp|8|error: not expected ‘;’
//questa solitudine è un’attività programmata;

/*Un terminale di carne, qui, s’interfaccia attraverso un uso improprio della punteggiatura. Suppongo che un errore di comunicazione sia fisiologico/*

 

Sul vomitare negli uffici pubblici

Alla presenza succede un’assenza, un poco
quanto basta a sentirtelo dire che da lì,
che è un luogo tra due bocche, sei distante
quanto basta all’apparizione dell’assenza
come modo di dire per dire il tuo pallore,
e lì per lì non è che badi alla chiarezza
(corpo testo)
dicendo no no no questa carne non può
espellere ciò che è dentro, schifosamente
come un adolescente che dalla sua agenda
estrae un’autopsia quadrettata, una tavola
ospedaliera su cui poggiar le sue interiora
oppure, già meglio, come un corpo eretto
che fa outing lasciandosi cadere, finalmente
libero di esprimere la sua natura originale
per la quale appare contro naturale
quella parentesi gastrica o espansione Stand-alone
dalla mucosa facile che richiama al centro,
che solo si giustifica col suo stesso corpo.

/*Titolo eloquente. Poesia a carattere informativo circa le dinamiche della vergogna/*

 

Controller materno

Anche, oppure se – Nostro Signore…
a te soltanto quando desidero bombare (ma…)
trovo alloggio nel sistema nervoso, t’organizzo
quelle due eternità e le articolo al presente, snodo
la carne proiettile e m’accascio aldilà, pregando
che la tele-mamma non abbia fertilizzato il suolo
del camposanto, e dalla distanza del parto remoto
ottenga un controllo del sangue (Io so che la vagina
può di queste cose) – ben poco hashish, davvero
ma tanto di quell’alcool ch’ero sensibile alla strage Poi,
perso. Senza un asterisco, sono un nulla.
#Eppure sono tua prole, due, nel bel mezzo
della stanza, come un amante disorganizzato
mostro tutti i controllers obsoleti: Sega, Sony, Voluntas
quest’ultimo con un tasto usurato, Home.

/*Presentazione mondiale/esistenziale del vero controller/*

 

Sulle cose quadrupedi piene di aria

Mamma, qui stanno le cose quadrupedi
le cose con le cose pelose sul basso, un gatto
genericamente pesante, un soggetto per attrito
nel moto della tenerezza assurda e violenta
un muscolo felino che annulla – fa nulla
sul basso, preme soprattutto un’assenza.
(Questo è un problema, il cui dato è la specie
di spinta, una catastrofe balzante tra le cose
a quattro, che è soprattutto la morte pensando
all’area delle svolte, all’angolo del polmone)
…E data un’equivalenza pneumatica, di contro
all’azione del caso v’è soltanto un ossigeno
costretto nel muco.

/*Dati necessari al calcolo del volume di un corpo/*

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Henning – Diana Lange, 2013

 

Andrea Leonessa

 

Andrea Leonessa nasce a Saluzzo, in provincia di Cuneo, nel 1989, dove tutt’ora risiede. L’interesse per la letteratura e per le arti nasce spontaneamente, molto presto, contrapponendosi agli studi scolastici di natura tecnica. Affianca  all’attività letteraria svariate collaborazioni musicali, prevalentemente di genere noise estremo ed industrial, e ad altre sperimentazioni artistiche in grafica e video lo-fi.

http://leonessaandrea.blogspot.it/

Madonna anarcoressica, tratto dall’album
“PLC (POETICAL LOGIC CONTROLLER)” – 2012
con M. Anne Quinn e  Tommaso Busatto

[audio:https://www.diaforia.org/floema/files/2013/11/03-PLC010-Madonna-anarcoressica.mp3]

Diana Lange

Diana Lange, 1985 born in Gera, Germany
2006-2010 Bachelor of Arts, Graphic Design & Digital Media at HAWK Hildesheim, Germany
2010-2013 Master of Arts at HAWK Hildesheim, Germany
since 2013 Freelaner & Lecture at HAWK

Started with Processing after she attended a presentation by Boris Müller (Poetry on the Road – generative posters) learned the basics by Jens Franke (http://www.xing.com/profile/Jens_Franke2)

Processing projects: 
2010: Visualizing poems (generative poster series) 
2011: Music visualization (experiments, stills & video) 
2012: Nature of Code (poster series) 
2013: Generative Portrait

http://www.diana-lange.de/

Commenti

2 risposte a “Postumi dell’organizzazione < = > Andrea Leonessa”

  1. […] e analizzata alla fine del 2013. Potete leggere l’articolo generale a questo indirizzo: https://www.diaforia.org/floema/2013/11/01/postumi-dellorganizzazione-andrea-leonessa/ e l’approfondimento critico a cura di Pierfrancesco Biasetti […]

  2. […] più interessanti del panorama poetico italiano, insieme a non molti altri, tra cui ricordiamo Andrea Leonessa. (Per nomi come Fabio Teti, Antonio Scaturro, Simona Menicocci ci preme poter sviluppare […]

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