Suono Prossimo: tracce, edizione 2015

Nell’autunno 2015 i motivi di Suono Prossimo hanno incarnato nuovi stili nelle classiche strutture del chiostro di S.Agostino a Pietrasanta, avvolgendo il pubblico in un abbraccio fertilmente distopico. Il Festival di arti sonore, dopo il successo della scorsa edizione, ha acquisito una notorietà che ha permesso a Lisca RecordsNub Project Space di ripetere l’esperienza nella splendida cornice pietrasantina. La duplice anima del Festival sembra ormai delineata: sperimentazione e ricerca sonora legata agli artisti che interverranno, e collocazione temporale. L’edizione 2016 aprirà ufficialmente il 22 Aprile con un evento anticipatorio presso la “LaBottega” (Viale Apua, 188 Marina Di Pietrasanta) alle ore 21:00, con il trio di improvvisazione elettroacustica formato da Edoardo Ricci (sax), David Lucchesi (chitarra elettrica) , Devid Ciampalini (voce, percussioni, elettronica); tutti gli altri concerti si svolgeranno in Settembre con musicisti e date che verranno comunicati prossimamente.

Proponiamo di seguito un intervento di Vittore Baroni in merito all’edizione di Suono Prossimo 2015, una breve intervista a Umanzuki ed una videointervista a David Lucchesi, gli artisti hanno risposto a due semplici domande: 

-Parlaci del tuo progetto: come è avvenuto l’incontro, cos’è la tua musica, quali sono le dinamiche performative.

-Cosa significa per te sperimentare? In cosa consiste la ricerca nel suono e perché questa esigenza?

 

Suono Prossimo Edizione 2015
in attesa dell’edizione 2016

Sommarium di Vittore Baroni

 

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           Negli ultimi due decenni, il nostro modo di ascoltare e di conseguenza anche di concepire la musica è radicalmente mutato. L’evolversi di nuove tecnologie digitali per la produzione e circolazione di lavori audio ha modificato il nostro rapporto quotidiano con l’universo acustico, alterando sensibilmente l’ecosistema sonoro del pianeta, per ricordare un concetto caro al grande musicologo canadese Raymond Murray Shafer. Non solo la musica ci accompagna ventiquattro ore al giorno, rimandata da iPod, computer e telefono cellulare (oltre che da radio, tv e altri media abituali), ma si va sempre più ampliando e differenziando la tipologia dei luoghi deputati alla sua fruizione, non più limitati alle sale da concerto e alle discoteche (ad esempio, il suono è migrato in modo massiccio nelle gallerie d’arte, nei musei, nei bar, nei tanti “non luoghi” del paesaggio urbano). Per l’appassionato di musica, i contenuti di quelli che un tempo erano oggetti del desiderio da conquistare con impegno e sacrificio (i dischi da rintracciare e collezionare, spesso a caro prezzo), sono ora divenuti perlopiù comodamente accessibili in rete, in un fenomeno di condivisione generalizzato (legale e non) che ha generato al contempo effetti dilaganti di bulimia come di apatia culturale. L’eccesso di proposte musicali tendenti al costo zero, la saturazione del nostro “paesaggio sonoro”, ha abbassato la soglia d’interesse e sminuito il valore della creazione artistica. Similmente a come, nei lontani anni ’70, il critico Harold Rosenberg teorizzava della progressiva “s-definizione dell’arte”, assistiamo oggi, al termine di quello che Stefano Pivato ha definito Il secolo del rumore (Il Mulino, 2011), ad una rampante s-definizione del concetto di musica (dopo Cage, chi può più dire cosa è e cosa non è musica?) e al manifestarsi di diverse e più articolate relazioni tra la composizione, il suo creatore e il pubblico di riferimento. Caduti da tempo i confini tra musica colta e popolare, all’ascoltatore che non desidera conformarsi alle scelte delle classifiche di grande consumo è difatti sempre più richiesto discernimento e partecipazione, nel vaglio delle opere sonore da pescare nel mare magnum dell’offerta globalizzata come nelle modalità del loro consumo (le installazioni di audio art, un termine sempre più in uso dalla fine dei ’90, offrono spesso ad esempio possibilità di interazione e partecipazione diretta all’evento sonoro). Il supporto “fisico” della musica (cd, vinile, musicassetta o altro), dato da tempo per spacciato, sopravvive ancora in realtà nelle aree meno tecnologicamente sviluppate del pianeta così come all’interno di nicchie di audiofili, che non si accontentano della bassa fedeltà dei diffusi file Mp3 e che ancora desiderano apprezzare la composizione musicale nella sua accezione di prodotto culturale completo e autonomo, di cui è parte integrante una copertina col suo apparato di testi e immagini. In parallelo, la “smaterializzazione” del lavoro musicale, ridotto spesso ad un mero flusso di dati, ha stimolato di rimando un sensibile ritorno in auge della musica suonata e consumata dal vivo, filtrata dalle mani e dalla sensibilità di dj sempre più “musicisti” o proposta live su palchi grandi e piccoli, su pedane di bar e nelle più diverse situazioni non convenzionali (o perfino non legali, come nel caso di tanti rave non autorizzati).

              Dato un simile contesto in continuo flusso e trasformazione, costantemente in tensione tra comunicazione sonora diretta e multimediale, consapevole e indotta, chi può immaginare quali caratteristiche avrà il Suono Prossimo? La nascita di una “rassegna di arti sonore” a Pietrasanta è un evento singolare e degno di particolare attenzione, proprio per la quasi totale assenza in zona, negli ultimi decenni, di iniziative pubbliche incentrate sulla ricerca acustica. La storia della musica in Versilia e dintorni, in gran parte ancora tutta da scrivere, verte difatti da un lato sulle nostalgie per un glorioso passato classico-operistico, fortemente condizionato dalla presenza in loco del Maestro Giacomo Puccini, dall’altro su una radicata tradizione di raffinate e popolari forme d’intrattenimento “in lounge” (dalle notti calde della Bussola di Sergio Bernardini negli anni ’50-’60 alla lunga stagione della disco music). Molto più sporadiche, spesso limitate a rassegne di gruppi di base alle prime armi, le iniziative in ambito rock e jazz, se si esclude l’attività concertistica nei ’70 di alcuni club e spazi da tempo scomparsi come il noto Piper 2000, il circolo Hop Frog e il tendone circense di Bussola Domani. Poco o nulla è stato però finora programmato con riferimento agli ambiti dell’avanguardia più radicale, della musica contemporanea (elettronica e non) o della sperimentazione “colta”. Per trovare traccia di ricerche sonore di questo tipo, occorre arrivare fino ad esperienze recenti quali il festival Galaxia Medicea a Seravezza (che nel 2009 ha proposto, tra le altre cose, una mostra e convegno in tributo al pioniere della computer music Pietro Grossi) o la rassegna internazionale di audio art Klang! Suoni contemporanei curata nello stesso anno a Viareggio dall’associazione BAU, come pure (estendendo lo sguardo a province limitrofe) la manifestazione pisana Elettronica alla Spina, incentrata sulle nuove tecnologie ed esordita nel 2008 con la presentazione del rivoluzionario strumento digitale reactable.

              Un elemento che accomuna le tre rassegne menzionate è la partecipazione in concerto, in tempi diversi, dell’ensemble VipCancro, segno di un lavoro costante e ben radicato nella propria realtà geografica da parte del quartetto di sperimentazione elettroacustica pietrasantino, dal 2008 presente sulla scena musicale anche coi materiali (propri e di artisti affini) dell’etichetta discografica indipendente Lisca Records. Coerenti pertanto alle attività sviluppate su diversi fronti per oltre un lustro, i VipCancro in collaborazione con l’associazione culturale Nub Project Space hanno dato vita tra febbraio e marzo 2015 alla prima edizione della rassegna Suono Prossimo, presentando fianco a fianco autori ormai “storici” del panorama sperimentale nazionale (come Simon Balestrazzi, Gianluca Becuzzi, Edoardo Ricci, in passato al centro di progetti quali T.A.C., Limbo, Neem) e musicisti più giovani ma che già possono vantare un significativo bagaglio di esperienze. Non accadeva da cento anni – parafrasando il motto del concerto bolognese da cui prese le mosse il Nuovo Rock Italiano – e il pubblico versiliese ha mostrato di gradire la proposta di qualcosa di completamente diverso. “Oltre la musica, tra le categorie” è il sottotitolo rivelatore del volume Sound Art (Rizzoli NY, 2007) dedicato dal compositore e saggista Alan Licht alla storia delle ricerche sonore che si ibridano e si intrecciano ai più diversi linguaggi espressivi, lungo un solco già tracciato dalle avanguardie artistiche del primo Novecento. Musica (e oltre) è oggi anche un vecchio pianoforte abbandonato sulla riva dell’oceano (Annea Lockwood, Southern Exposure: Piano Transplant N.4, 2005), un pavimento tappezzato di dischi in vinile su cui il pubblico è invitato a camminare (Christian Marclay, Footsteps, 1989), due mini- amplificatori incerottati sopra gli occhi dell’ascoltatore (Rolf Julius, Music for the Eyes, 2003) o una trentina di carte da gioco applicate ad altrettanti leggii musicali disposti a spirale (Robert Filliou, Musique télépathique no.5, 1976-78), per citare solo alcuni tra gli infiniti esempi possibili. Nella Sala dell’Annunziata dello storico Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta e negli spazi del locale Lo Studio, un pubblico inaspettatamente folto e composito, salutarmente intergenerazionale, ha seguito con attenzione e interesse il denso (e non facile) percorso di ricerca della rassegna Suono Prossimo, in particolare incentrato su pratiche d’improvvisazione più o meno controllata, sul trattamento digitale in tempo reale di suoni preregistrati o creati sul momento, sull’integrazione del rumore nel tessuto della composizione (in una tradizione che va da Eric Satie ai Throbbing Gristle, vedi lo studio di Paul Hegarty Noise/Music: A History, Continuum, 2008), sulla modulazione di ipnotici “suoni continui” e la manipolazione di field recording ambientali (nuovi filoni espressivi inventariati da Brandon LaBelle in Background Noise: Perspectives on Sound Art, Continuum, 2007), sull’impiego di peculiari strumenti auto-costruiti tramite un “hackeraggio” virtuoso dei più diversi dispositivi digitali (sull’argomento, vedi la guida Handmade Electronic Music: The Art of Hardware Hacking di Nicolas Collins, Routledge,2006). I presenti alle tre serate hanno potuto quindi confrontarsi col potente ed emotivo impatto audio-visivo drone ambient degli stessi VipCancro, la simbiotica interazione improvvisativa con l’acustica ambientale di Enrico Malatesta e Luciano Maggiore, il post-free stilizzato e disarticolato del quartetto Baldini-D.ci-Lucchesi-Ricci, il minimalismo concettuale dei soundscape glitch ambient di Giovanni Lami, i nastri trattati e l’inquietante “psichedelia occulta” di Simon Balestrazzi, il liquido ed exotico jazz-core elettronico del trio Umanzuki, le sibilanti e oscure evocazioni post-industrial-minimaliste di Gianluca Becuzzi,le crepitanti rielaborazioni digitali di materici “dischi preparati” di Andrea Borghi, l’eterea e sofisticata interazione tra computer e cassa armonica del contrabbasso di Michele Spanghero, i cluster micro-melodici indeterminati e fluttuanti di Star Pillow. Sono felice, in qualità di versiliese e veterano sostenitore della sperimentazione acustica, di essere stato chiamato a introdurre la rassegna Suono Prossimo, in apertura dei concerti e qui su [dia•foria.

Vittore Baroni

 

Intervista a David Lucchesi

Intervista a Umanzuki

Umanzuki è un collettivo artistico che studia il lato primordiale dell’ uomo e il fascino della spiritualità occidentale. Ci siamo trovati a condividere una memoria collettiva molto forte. La nostra musica è una serie di esperienze legate “appunto” al concetto d’intimità e suono. A livello performativo questa attitudine si traduce e si esprime in un rituale collettivo. La sperimentazione può essere considerata tale, se è assolutamente priva di ogni forma di rimando al pensiero dominante e ad ogni suo aspetto .Questo tipo di ispirazione porta all’isolazionismo e alla controcultura. Presumo si tratti di stimoli. E per quanto riguarda il nostro progetto tali stimoli andrebbero in conflitto con il nostro modo di esprimerci .

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